c era una volta
C’erano una volta sentieri che noi vogliamo far rinascere per essere calpestati come un tempo
C’erano una volta i sentieri di montagna, non parlo delle ardite vie alpinistiche, bensì dei pedestri sentieri che c’erano una volta e ora non ci sono più. In tante parti ormai della valle, sui monti che imparammo a conoscere e ad amare nell’infanzia e nella giovinezza, più non si trovano. Sentieri che, sulle orme dei boscaioli contadini cacciatori, dirigevano i nostri passi: nelle notti buie e grevi di nuvole a lume di naso e di lanterna o nei chiari interessanti pleniluni, in notti ammiccanti di costellazioni o solcate da stelle cadenti o animate d’una moltitudine di fantastiche paurose immagini terrene; in silenzi ritmati dalle cadenze e dall’affanno del salire o rotti dal rotolio di sassi smossi, dal crocchiare delle foglie e dei rami secchi, da improvvisi sussurri e svolazzi misteriosi; nelle ore antelucane e nel rabbrividire dell’alba fino al trionfale trascolorare d’aurora.
Amiche tracce dell’ora già tarda e che pur nel rapido imbrunire o spenta ogni luce, tra fitte brume o nella pioggia dirotta, erano le ultime interminabili scorciatoie per membra gravate di sonno e di fatica; ma anche erano esortazioni ausiliatrici e barlumi di speranza, ancora rincuoravano a proseguire, brancicando incespicando avanti, fino al riparo al sicuro uscio di casa.
Dove sono i sentieri della nostra prima età che sicuramente c’erano e più non sono?
Non molti, penso, che vanno sui monti pongono mente alla vita dei sentieri che pur vivono della vita degli uomini. Quanti, ripeto, si chiedono come un sentiero nasce e progredisce, si conferma e consolida, ha deviazioni o varianti o interruzioni, in altre parole decade si deteriora si smarrisce o si cancella, infine scompare?
Eppure ogni sentiero ha la sua storia e, per così dire, la sua ragione d’esistere che può rimontare indietro nei tempi, fin dai primi insediamenti nelle valli.
Cari avi, d’una primordiale agricoltura, della fienagione e pastorizia, del lavoro nei boschi e alle carbonaie, nelle cave, fornaci, miniere e fucine; avi che più in alto fin sulle creste montuose foste con ardimento persecutori implacabili o pazienti solinghi appostatori dei più scaltri selvatici, voi ci avete ben lasciato tracce d’un faticoso transito terreno, d’un solerte adoprarsi e industriarsi, della vostra tenacia e abilità, anche nei sentieri… ”
Liberamente tratto dal sito www.iosentieri.it – personaggi della montagna – Giovanni Angelini